Come ti comporti quando sai che una persona cara, un familiare o un amico, si trova in un momento difficile? Di certo ti adoperi per alleviare il suo disagio o il dolore che magari sta attraversando per vari motivi.
Si chiama compassione.
Il termine deriva dal latino: (cum) insieme e (patior) soffro. Vuole significare, in senso letterale, la condivisione di un’emozione, il comprendere quello che l’altro prova. In queste situazioni cerchiamo di fare del nostro meglio, usiamo gesti e parole gentili, di accudimento e di protezione.
Immagina, per esempio, una persona che ami che si tormenta per uno sbaglio commesso, per un senso di colpa: che cosa diresti? Cercheresti di far capire che forse non avrebbe potuto agire diversamente, date le circostanze, o che non può continuare a colpevolizzarsi per sempre perché serve a poco. Vero?
Già, e con te stessa o te stesso? Ti comporti allo stesso modo? Non proprio, vero?
In questi ultimi tempi si parla spesso di “self-compassion” e ne avremmo davvero un gran bisogno: indica il sentimento di compassione verso se stessi, così difficile da mettere in atto. eppure così importante.
Ne parla in modo approfondito Kristin Neff nel suo libro “La self-compassion. Il potere di essere gentili con se stessi”. L’autrice analizza come, nell’atteggiamento di attaccare e raramente assolvere se stessi, ci siano anche ragioni di tipo culturale e familiare, condizionamenti certo non facili da superare. Ma è possibile iniziare un cammino che - passando attraverso l’educazione alla gentilezza, l’accettazione dell’errore come parte della condizione umana, lo sviluppo di un sano senso di appartenenza a una storia comune e condivisibile, la gestione dello stress e del senso di colpa, la ricerca della propria felicità - ci porti a una vera e propria educazione alla compassione che non è innata, ma si allena. Il dono sarà essere liberi di essere ciò che siamo, pur con le nostre mancanze, gli errori e i dolori che il percorso di vita comporta per ciascuno di noi.
Le caratteristiche della self-compassion
Self-compassion può presentarsi come un concetto non facile da comprendere nell’immediato, ecco perché può essere utile capire quali siano gli elementi distintivi della compassione verso se stessi, quali comportamenti ti potranno aiutare per mettere in atto, nel quotidiano, un’amorevole compassione verso di te.
La vera gentilezza verso se stessi è fondamentale: è utile attivare veri e propri gesti di accudimento e di cura. Regalati attimi di relax che per te siano come una carezza, premiati quando raggiungi un traguardo, quando svolgi bene un lavoro. Concediti del tempo libero di qualità.
Importante è capire che tutti possiamo sbagliare e l’errore fa parte della nostra natura umana. Rifletti, magari scrivendo, su ciò che l’errore commesso ti ha insegnato. Di frequente, apprendiamo molto di più dagli errori e dalle cadute che dalle conquiste.
Non c’è nessuna perfezione da raggiungere proprio perché non esiste: la vita è un cammino di crescita continua. Non dimenticare e celebra i traguardi raggiunti, ma sappi che trarrai soddisfazione da molte altre opportunità che arriveranno.
Siamo tutti parte di una storia, nessuno è solo e isolato; spesso siamo noi che creiamo barriere perché abbiamo timore di rivelarci per quelli che siamo. Invece, ci sono innumerevoli persone pronte ad apprezzarci, se solo ci conoscessero.
I benefici della self-compassion
Dopo aver analizzato le caratteristiche peculiari della self-compassion, vorrei portare la tua attenzione sui benefici che essa può introdurre nella tua vita.
Resilienza emotiva: la self-compassion ti rende più consapevole delle tue emozioni e quindi più capace di gestirle e di non farti travolgere.
Libertà dall’ego: quando hai comprensione di quello che vivi e di quello che senti, ti accudisci con amore, non sei più vittima dell’ego, del dover raggiungere a tutti costi chissà quale perfezione. Insomma, impari a volerti bene. Quando ti penalizzi o ti giudichi, fermati e rifletti: per che cosa lo fai? Per il tuo bene o perché i dettami dell’ego te lo impongono?
Crescita personale: quando metti in atto atteggiamenti compassionevoli, la mente si libera da tanti condizionamenti e diventa più propensa all’apprendimento e a favorire percorsi di crescita e di auto consapevolezza.
Chiarezza interiore: donare buona energia, gentilezza e compassione, proprio a se stessi è un atto che porta luce dentro di noi; diventerai più capace di comprendere la tua interiorità. Può essere utile tenere un diario dove annotare, giorno dopo giorno, quello che senti accadere in te.
La self-compassion nelle relazioni
Imparare a essere compassionevoli verso se stessi migliora le relazioni perché, come potrai notare, si diventa più capaci di comprendere gli altri e donare il meglio di noi stessi.
Sai qual è una cosa difficile? Perdonare. Di certo, sei d’accordo con me. E ancora più difficile? Perdonare se stessi. Ecco, quando siamo in grado di perdonarci, allora, guardiamo anche gli altri con occhi e cuore diversi. Perdonarsi vuol dire avere compreso che possiamo cadere, ma siamo anche in grado di ricominciare. Una delle più belle caratteristiche della nostra esistenza è che ci presenta sempre - a volte anche in modo inaspettato - una nuova opportunità, una strada diversa da percorrere.
La self-compassion ha un ruolo importante nella relazione genitoriale, per esempio: genitori auto compassionevoli educano i figli all’amore verso se stessi, mettendoli al riparo da molte frustrazioni. Un genitore che si comprende sa di essere imperfetto, è più rilassato, fa del proprio meglio, ma senza quello stress che si ripercuote sui figli.
Numerose tensioni all’interno della coppia, come ben sappiamo, nascono da insicurezza, dall’aspettarsi dall’altro conferme che dovremmo trovare in noi stessi. La self-compassion ci rende più liberi, meno insicuri, più capaci di godere le gioie di una relazione, anche dal punto di vista sessuale.
La gioia come dono della self-compassion
Una delle maggiori restituzioni della self-compassion è la gioia. Come scrive Kristin Neff, la trasformazione è paragonabile a quella di una farfalla che finalmente esce dal bozzolo in tutta la sua bellezza; mente e cuore si aprono alla vita. Ricorda che il primo passo è apprezzarsi per quello che si è, scoprendo i propri valori e, come insegna la psicologia positiva, predispondendosi nei confronti dell’esistenza con fiducia.
Vorrei salutarti con una frase di Sharon Salzberg, autrice di vari testi e in particolare de “L’arte rivoluzionaria della gioia”: “Quel tipo di preoccupazione compulsiva ‘Io, me e mio’ non è lo stesso che amare noi stessi… amare noi stessi ci guida verso la capacità di resilienza, compassione e comprensione interiore che sono semplicemente parte dell’essere vivi”.