Siamo tutti vulnerabili.
Molto spesso la società e la nostra cultura ci impongono dei modelli di “forza” e di efficienza da raggiungere, da soddisfare.
Ma questo periodo storico così particolare, ci aiuta a capire che far finta di essere forti non serve a nulla.
Spesso le maschere e le corazze che ci siamo costruiti non servono e non ci portano lontano. Ora più che mai è il tempo di amare anche la nostra parte fragile, la nostra vulnerabilità.
Quando noi entriamo in contatto con il nostro mondo interno può emergere un senso di vulnerabilità. Questa vulnerabilità non ci rende più fragili: ci indica invece la direzione della nostra crescita e del cambiamento di cui abbiamo bisogno. Solo così, infatti, può avvenire una trasformazione: attraverso le nostre parti che, perché vulnerabili, sono più aperte.
In questo modo la nostra fragilità diventa la nostra vera forza. La forza vitale che ci permette di crescere.
La forza non si dimostra dicendo che va sempre tutto bene, spesso si dimostra anche con le lacrime. Saper piangere significa saper entrare in contatto con noi stessi e questo ci porta ad essere persone consapevoli e, perciò, forti.
La storia ci trova immersi in cambiamento globale, dove dobbiamo imparare a smascherare le nostre emozioni più profonde. Questo è il tempo di essere “veri”, anche nelle difficoltà, per sapere, un domani, sorridere di più.
“Non hai bisogno di fingere che sei forte,
non devi dimostrare che tutto sta andando bene,
non puoi preoccuparti di ciò che pensano gli altri,
se ne avverti la necessità piangi,
perché è bene che tu pianga fino all’ultima lacrima,
perché soltanto allora potrai tornare a sorridere”.