Ricostruire la propria vita dopo un’esperienza dolorosa è un processo complesso.
Dopo aver incassato un colpo che ci ha distrutto, è difficile vedere le cose in modo chiaro: in seguito a una ferita emozionale, una sorta di intorpedimento affettivo offusca la ragione e i sentimenti.
Il dolore s’impadronisce della nostra vita, passata e futura, rendendoci incapaci di pensare con lucidità.
La nostra attenzione si riduce e la nostra visione del futuro ci presenta solo solitudine, paura, caos e tristezza.
Allo stesso modo, pensare al passato ci confonde. Quando subiamo una ferita emozionale, all’inizio non sappiamo bene cosa sia successo, sentiamo solo un turbinio di emozioni intense: il dolore si confonde con la rabbia, la tristezza e la frustrazione e il risentimento con la delusione.
Il nostro pensiero si fa ossessivo, non riusciamo a concentrarci e spesso perdiamo il sonno.
Alcune persone di fronte al dolore preferiscono chiudere gli occhi, impedendo il processo di guarigione.
In questi casi il vittimismo, la rabbia e l’incredulità, possono intensificarsi, diventando uno stato d’animo.
Invece, se non abbiamo deciso di chiudere gli occhi permettiamo la fase di cicatrizzazione, la più importante di tutte.
Le ferite si chiudono e la vita cambia radicalmente, e potrebbe persino migliorare se siamo in grado di accettare il cambiamento.
Del resto, accettare qualcosa non significa per forza che ci piaccia, ma è un passo necessario per lasciarci il dolore alle spalle.
Nessuna ferita è insanabile. Possiamo riprenderci e diventare più forti.
Ma non basta: abbiamo anche imparare da ciò che è accaduto, rimarginare e impreziosire la ferita.
Sapete perché? Perché lo sguardo cadrà sempre dove ci siamo fatti male, sul nostro punto debole.
Il processo di ricostruzione non è un mistero: prevede innanzitutto di raccogliere i cocci della nostra anima spezzata e procede a un’analisi approfondita della situazione, che ci permetterà di imparare.
In secondo luogo entreremo in contatto con la nostra forza emozionale, risorsa imprescindibile per ricomporre ciò che è rotto.
Infine renderemo le nostre cicatrici più belle in modo da guardarle non con nostalgia o dolore, ma con la positività che viene dalla nostra forza.
Le impreziosiremo con l’oro e tutte le volte che le guarderemo sapremo di aver superato un’avversità, diventando più forti.
E’ necessario reinterpretare le ferite attraverso un buon lavoro psicologico, perché dobbiamo essere preparati di fronte al loro ricordo che può sorprenderci in qualsiasi momento e che a volte si insinua nella nostra esistenza, rovinandola.
Ricordarci chi siamo e cosa abbiamo sofferto è importante, ma lo è altrettanto avere chiaro dove vogliamo andare.
C’è sempre un’alternativa, ma per arrivare alla nostra meta dobbiamo rimetterci in sesto.
So che avete paura e che dubitate di poter guarire, ma so anche che vi sbagliate perché la vostra prospettiva è distorta dal dolore.
Tutti possiamo tornare a essere felici.