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PSICOLOGO - PSICOTERAPEUTA - ISCRITTO ALL'ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA LOMBARDIA, N. 8467
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La rabbia e il dolore

La rabbia e il dolore

Nella maggior parte dei casi, dietro a una rabbia che persiste nel tempo si nasconde un grande dolore, una ferita profonda che reclama attenzione.
La rabbia è un’emozione singolare, spesso è considerata un’emozione negativa, un qualcosa di cattivo e pericoloso o di cui vergognarsi.
In realtà, al pari delle altre emozioni, possiede una funzione naturale indispensabile per il nostro adattamento e per la nostra salute.
Oggi sappiamo dalle neuroscienze che la rabbia ha un’origine filogenetica, il che ha permesso agli esperti di concludere che questo stato psicofisiologico ha influito significativamente sulla nostra sopravvivenza.
E’ un’emozione dal grande impatto fisico che tende a stimolare a reagire a uno stimolo avverso. Cioè di uno stato che va dall’interno all’esterno.
Questo significa che, il cervello ci avverte che dobbiamo reagire causando una grande tensione fisica.
La rabbia è dunque un’emozione che invita ad agire.
Se per esempio, subiamo un’ingiustizia o un torto, la rabbia ci viene in aiuto per salvaguardare la nostra persona e i nostri diritti.
Tuttavia, quando la rabbia che proviamo viene negata o, al contrario, utilizzando per prevaricare sull’altro, perde quella forma sana e diventa disfunzionale.
Dobbiamo quindi agire nel miglior modo possibile, esercitando un controllo adeguato affinché questa risposta sia sana ed efficace.
Tuttavia, e qui arriva il problema, spesso la rabbia e il malessere fisico sono correlati perché non sappiamo come gestire la prima.
Spesso non riusciamo a reagire in modo emotivamente intelligente di fronte a ciò che ferisce, disturba o umilia.
Ci sono circostanze di fronte alle quali non è facile reagire.
Pe esempio, quando ci sentiamo vittime di qualche ingiustizia, subiamo un torto, abbiamo una famiglia che ci porta più problemi che gioie.
Alcune realtà snervano e infastidiscono, ma non possiamo rispondere come vorremmo.
Vi sono realtà che non sempre hanno una soluzione facile, oppure momenti in cui ci mancano le risorse e anche il coraggio di porre dei limiti e dire “no” a certi eventi.
Se il riconoscimento e/o l’espressione della rabbia sono inibiti, l’energia emotiva, invece di andare verso l’ambiente, si riflette sull’organismo e si scarica sul corpo ed emozioni.
Molte malattie psicosomatiche hanno questa origine, mentre aumentano sentimenti come la vergogna, l’indegnità e la depressione.
Le malattie croniche sono quelle che risentono maggiormente dell’impatto delle emozioni.
Ad esempio, le persone che soffrono di lombalgia cronica o di neuropatie sperimentano un peggioramento ei sintomi quando provano emozioni come la rabbia.
Diversi studi provano che la tendenza a tacere, inibire e non gestire la rabbia aumenta la sensazione di dolore fisico.
Quando non regoliamo questa emozione è molto comune soffrire di tensione, strappi e contratture nella zona della schiena e del collo.
La cosa interessante è che solitamente, quando la rabbia si presenta in forma cronica, copre il dolore profondo.
Quando vi è una mancata elaborazione del dolore, possiamo rimanere intrappolati nella rabbia come tentativo di evitare di entrare in contatto con la nostra reale sofferenza.
Spesso può comparire un senso di colpa verso ciò che ci accade.
A livello profondo, il senso di colpa è una strategia difensiva che mettiamo in atto per evitare il “crollo” che si avrebbe nell’impattare direttamente contro l’esperienza dolorosa, nella sua nuda e cruda realtà.
La maggior parte delle persone teme di sentire il dolore, ancor di più, non vuole rinunciare a ciò che ha perso, alla speranza di cambiare ciò che non può essere cambiato.
E, così, esclude parti proprie e della realtà, finendo con il soffrire di più e con l’ammalarsi.
Per non accettare la sofferenza che fa parte della vita, rinuncia a vivere pienamente la propria esistenza.
Reprimere un sentimento comporta la repressione di tutta una serie di altri sentimenti collegati.
Ecco perché Lowen, medico statunitense padre della bioenergetica, non distingue tra emozioni buone ed emozioni cattive ma piuttosto tra avere o non avere la padronanza delle emozioni.
Bloccare l’espressione corporea di un’emozione (per esempio la rabbia o il pianto) non significa esserne padroni o essere forti.
Averne padronanza significa invece sentire pienamente la carica energetica che proviamo in quella emozione, riconoscerla e scegliere come trasformarla.
E’ di grande importanza la sua osservazione: “Una persona il cui flusso energetico è bloccato, ha perso una parte della sua vitalità e della sua personalità. Questa perdita fa sì che questa persona si senta depressa, sia sempre in lotta e usi costantemente la forza di vitalità per eseguire i compiti quotidiani”.
L’auto osservazione è un modo molto utile per affrontare la rabbia e il dolore.
Prima di reagire, o quando siamo eccessivamente chiusi, è bene fermarsi un momento per esplorare cosa succede nel nostro corpo.
Com’è il nostro respiro?
Perché i nostri muscoli sono tesi? Abbiamo mal di stomaco?
Per gestire le emozioni come la rabbia e il dolore abbiamo bisogno anche di integrare adeguate tecniche di gestione emotiva nella vita quotidiana.
Allo stesso modo, è essenziale esercitare un adeguato controllo dei pensieri.
Anche chiarire i nostri valori e fissare nuovi obiettivi può aiutarci a ridurre l’impatto della rabbia e del dolore emotivo e fisico.
Approcci come l’accettazione e la psicoterapia sono molto utili per affrontare molte di quelle cose che sfuggono al nostro controllo e che dobbiamo accettare.
Dubbiamo prenderci cura del nostro sentire, essere consapevoli delle implicazioni che ne derivano, e pensare a come raggiungere il nostro benessere!
 
  
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