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PSICOLOGO - PSICOTERAPEUTA - ISCRITTO ALL'ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA LOMBARDIA, N. 8467
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Emozioni negative: abbracciale se vuoi ripartire

Emozioni negative abbracciale se vuoi ripartire

Viviamo emozioni di continuo, in tutti gli ambiti della nostra vita. Anzi, l’emozione è ciò che ci caratterizza, che costituisce il nostro sentire, ci identifica e, come sappiamo, spesso condiziona i nostri comportamenti e le nostre scelte.
Del resto, chi saremmo senza l’energia e la bellezza delle nostre emozioni?
Il modo in cui le affrontiamo però determina la nostra personalità, la capacità di superare le difficoltà, ma anche l’intensità con cui siamo in grado di condividere il vissuto con gli altri o di provare piacere e gioia di fronte a un evento positivo.
 
L’educazione ai sentimenti e alle emozioni dovrebbe essere parte del percorso di formazione di qualsiasi individuo, fin dall’infanzia. Questo insegnamento arriva, per lo più, da genitori e insegnanti: per esempio, quando intervengono e regolano gli scambi sociali tra i bambini, o quando mediano e interpretano le loro manifestazioni nei momenti di tristezza, capriccio, rabbia… si tratta dei primi passi per rendere i piccoli consapevoli delle emozioni e del modo di viverle e manifestarle.
 
Nei programmi scolastici bisognerebbe inserire una materia relativa alla consapevolezza e all’intelligenza emotiva, perché essere in contatto con le emozioni è una sfida, ma anche una fonte certa di equilibrio e perfino di coraggio!
È un aspetto così importante per la vita di tutti noi, come individui e come esseri sociali, da sembrare incredibile che venga spesso trascurato, durante la crescita, con conseguenze a volte molto problematiche.
Quando parliamo di consapevolezza emotiva ci riferiamo alla capacità di scandagliare le emozioni e di riconoscere quando le stiamo vivendo e che cosa scatenano dentro di noi; mentre l’intelligenza emotiva è intesa in senso più ampio, riguarda anche il modo in cui le emozioni intervengono nelle relazioni, che siano familiari o lavorative. Ne ha parlato diffusamente Daniel Goleman in una serie di libri – tra cui, in particolare, ricordo il titolo più famoso Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici, edito da Rizzoli - che spiegano che cosa sia l’intelligenza emotiva, a che cosa serva e in quali contesti si possa applicare.
Goleman ha anche spiegato la forza dirompente delle emozioni, non solo sulla nostra psiche, ma anche sulla nostra salute. L’intelligenza emotiva si distingue dall’intelligenza razionale, ma andrebbe altrettanto allenata nel corso della vita perché gioca un ruolo ugualmente significativo. Cultura ed educazione hanno sempre privilegiato le capacità razionali, nella convinzione che possano essere gli strumenti utili in ogni situazione della vita. Sappiamo bene che non è così; ci sono momenti in cui la razionalità non può bastare, ma abbiamo bisogno di andare oltre, di entrare in profonda connessione con noi stessi, con la parte più vera e profonda.
 
Comprendiamo quindi quanto sia importante la consapevolezza emotiva e nello specifico come affrontare le emozioni negative, proprio quelle che tutti noi cerchiamo di tenere lontane. Va detto innanzitutto che ogni persona può vivere un’emozione in modo diverso: per fare un esempio molto semplice, gli appassionati di horror o di thriller assaporano il piacere della tensione, dell’ansia o della paura. Per altri, queste stesse emozioni possono essere davvero negative e creare loro un enorme disagio. Le emozioni positive, in ogni caso, ci aiutano a stare bene e ad alzare il nostro livello di autostima.
Ma che cosa avviene invece con le emozioni negative?
A tutti noi capita di vivere l’emozione negativa come un fastidio, una nostra mancanza o addirittura una vergogna. 
Succede talvolta perché si è ricevuta un’educazione severa, in cui i genitori tendevano a sminuire i momenti di tristezza o insoddisfazione, oppure perché si è in un contesto in cui non ci si può permettere di vivere momenti difficili. Pensiamo all’ambiente lavorativo dove spesso non è consentito cedere alla tristezza o alla malinconia, perché creano imbarazzo non solo a chi prova tali emozioni, ma anche a chi è intorno che non sa come affrontarle e come intervenire.
 
Il punto è che se proviamo vergogna o ci sentiamo in difetto quando stiamo vivendo una situazione di difficoltà emotiva non saremo capaci di passarci attraverso e rischieremo, al contrario, di soffocarla. Tale atteggiamento, con il passare del tempo, provocherà una sorta di timore rispetto alle emozioni negative con la conseguenza che cercheremo sempre, a tutti i costi, di evitarle. L’effetto finale sarà quindi quello di avere paura, di non esporsi per non rischiare di cadere in una situazione che genera frustrazione o tristezza.
 
Al contrario, se saremo capaci di accettare queste emozioni dopo averle osservate da vicino, le supereremo, e andremo oltre; ne usciremo rafforzati e le emozioni negative non ci faranno più paura. Questo genererà in noi coraggio e sicurezza, perché se saremo stati capaci di superare una tempesta emotiva una volta, non c’è nessun motivo per cui non dovremmo saperlo fare nuovamente, in caso di bisogno.
 
Esistono alcune persone che soffrono di alessitimia, un disturbo che rende difficile riconoscere, descrivere e mettere a fuoco le proprie emozioni, ma in generale ci si può allenare a riconoscerle secondo un processo che possiamo riassumere più o meno nei seguenti passaggi.
 
  1. Ci si accorge che si sta provando un’emozione.
 
  1. Si cerca di capire di quale emozione si tratta.
 
  1. A volte si possono provare più emozioni insieme, per questo è utile dare un nome a quello che si sta sentendo, alle varie “componenti” per capirle meglio che cosa accade in noi.
 
  1. Un’emozione percepita per la prima volta ci manda in confusione ma dalla seconda volta avremo imparato a riconoscerla, purché siamo disposti a stare nelle emozioni, a non mettere in atto una fuga, come meccanismo di difesa
 
  1. Si mette a fuoco quale può essere il messaggio sottostante, il messaggio di cui l’emozione si sta facendo portavoce
 
 
Come dicevamo prima, parlando di intelligenza emotiva, le emozioni hanno un impatto sul nostro corpo e ci sono zone associate alle varie emozioni: la cervicale, la gola, lo stomaco, sono forse quelle più caratteristiche… quando riconosciamo un’emozione che impatta su una zona specifica, come prima cosa, possiamo essere gentili, prendercene cura, magari anche accarezzando quella stessa parte, così calmiamo l’emozione e alleviamo l’impatto che ha sul nostro organismo.
 
Una maggiore consapevolezza delle nostre emozioni, anche negative, ci aiuterà nel tempo a capire meglio noi stessi e ci consentirà di tramutare qualsiasi esperienza in una fonte di conoscenza, infondendoci il coraggio per nuove imprese. Ho scelto, in conclusione, una frase di Carl Gustav Jung, uno dei padri della psicanalisi, che diceva:
 “Senza emozione, è impossibile trasformare le tenebre in luce e l’apatia in movimento.”
 
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