Secondo un importante psichiatra dell’Università della Pennsylvania, Aaron T.Beck, per curare la depressione è necessario partire dai pensieri, in un percorso di cura che passa attraverso la terapia cognitiva.
Sappiamo che ci sono persone che sono portate per loro natura a una visione della vita pessimistica, questo non significa che siano più predisposte alla depressione, magari si tratta di individui che hanno uno sguardo realistico e disincantato sulle cose. Tuttavia, è vero che il modo di pensare e di attraversare i momenti difficili o cupi, con maggiore o minore capacità di guardare al futuro in positivo, può determinare una nostra migliore reattività alle circostanze che possono indurre la depressione.
È tipico delle persone depresse, infatti, attivare alcuni meccanismi di pensiero che rischiano nel tempo di inchiodarle a trascorsi fallimentari o di insuccesso, e impedire loro di liberare l’energia positiva che dia una svolta alla loro vita.
Vediamo allora quali possano essere alcune trappole mentali che caratterizzano persone depresse e ingabbiate in una percezione ostile della loro esistenza, di sé stesse e del loro futuro.
Incolparsi di qualunque avvenimento o fallimento: è evidente che in alcuni casi gli avvenimenti negativi sono visibili, hanno un’oggettività che non si può e non si deve trascurare. Del resto, l’alternanza fa parte della vita. Se pensiamo di avere solo successi e momenti felici, è chiaro, ci stiamo illudendo. Il fatto di considerarsi sempre responsabili di qualsiasi avvenimento negativo, però, è del tutto sbagliato dal momento che viviamo in un contesto con innumerevoli condizionamenti; nel portare avanti i nostri desideri e progetti dobbiamo tenere conto che ci sono situazioni e persone che possono sia aiutarci che ostacolarci. Prendere coscienza del fatto che non tutto dipende da noi è molto importante per cominciare a vivere i periodi bui senza senso di colpa e riconoscendo con maggiore oggettività gli aspetti della nostra esistenza che possiamo migliorare e quelli su cui non avremmo potuto cambiare niente, agendo solo attraverso la nostra volontà.
Usare una lente di ingrandimento sugli aspetti negativi: se ogni volta che viviamo un’esperienza o iniziamo un progetto ci focalizziamo solo su dettagli negativi, magari ingigantendoli e trascurando invece i punti positivi, siamo destinati a consolidare nella nostra mente solo quello che è andato storto e a vivere ogni nuova attività con l’ansia di non essere all’altezza e di non poter produrre mai un’esperienza positiva.
Prevedere fallimenti ed esiti infausti per qualsiasi progetto: anche questo è un modo di pensare molto comune per chi ha vissuto un fallimento e sta attraversando una fase depressiva. Dopo un insuccesso, è più facile pensare che tutto andrà per il verso sbagliato piuttosto che darsi da fare per avere soddisfazione. Pensare in questo modo offre un alibi a non impegnarsi davvero e mette al riparo dalle delusioni, è normale che la nostra mente tenda ad andare alla deriva, ma è invece necessario reagire e non lasciarsi ingabbiare e demotivare dal pensiero catastrofico. Le probabilità che tutto vada male e che tutto vada bene, in partenza si equivalgono; quindi conviene concentrarsi sulle opportunità positive e impegnarsi per il meglio!
Generalizzare sempre in senso negativo: se va male una volta non dobbiamo convincerci che andrà male sempre. Non è vero che se non abbiamo ottenuto i risultati che volevamo in una occasione dobbiamo rassegnarci che questo schema si ripeterà all’infinito dal momento che, come abbiamo visto, le cose non dipendono solo da noi e dalla nostra bravura o impegno, ma anche dal mondo esterno. Il fatto che da un singolo avvenimento critico si generalizzi in modo pessimistico, induce a una convinzione erronea di cui dobbiamo renderci conto, e liberarci in fretta, per poter avanzare e andare oltre la depressione.
Non pensare mai ad alternative positive: a volte quelli che sembrano fallimenti totali sono in realtà fallimenti in parte ma non del tutto, le cose non sono per forza del tutto sbilanciate sul bianco o sul nero. Vedere delle gradazioni ci consente di cogliere alternative sia sul nostro possibile comportamento sia sulla lettura più o meno negativa di quello che ci accade: un parziale fallimento è anche un parziale successo. Visto così cambia la nostra percezione in modo radicale. Se impariamo a vedere le sfumature saremo più propensi ad accettare il rischio di risultati positivi anche se in modo parziale, o negativi ma non del tutto.
Nuovi modi di pensare e di agire
Di seguito valutiamo quali possono essere degli atteggiamenti e dei modi di pensare nuovi che ci potrebbero aiutare ad affrontare la depressione.
Scrivere i pensieri negativi ci può dare un grande aiuto per metterli a fuoco e andare oltre. Parliamo dell’uso della scrittura come forma di espressione liberatoria e con un potenziale molto forte in termini di opportunità di guarigione. Mettere sulla carta e proiettare all’esterno i pensieri ci aiuta senza dubbio a fare un primo passo per liberarcene e lasciarli andare. Questo ci può aiutare a renderci conto di quanto a volte le nostre elucubrazioni possono essere contorte e insensate e per cominciare a modificarle.
Pensare in modo positivo: le emozioni sono un riflesso del nostro modo di pensare, se ce ne rendiamo conto davvero possiamo aiutarci a orientarle tenendo a bada il pensiero negativo o senza senso che genera emozioni corrispondenti.
Uscire dalla gabbia dei pensieri negativi: la sofferenza può nascere da un evento oggettivo, dobbiamo avere la forza però di circoscriverlo e non lasciare che ci sovrasti, generando solo pensieri ostili che non fanno che tenerci dentro quel malessere.
Apprezzarci di più: per condizionare in senso positivo la nostra mente cerchiamo tutto quello che possiamo dire di positivo su noi stessi, non per ignorare problemi e opinioni critiche degli altri, ma perché queste non esprimono la totalità di chi siamo.
- Avere maggiore fiducia in noi, nelle nostre capacità e risorse: diamoci la possibilità di dimostrare a noi stessi che possiamo raggiungere degli obiettivi positivi e pensiamo a noi con la stessa benevolenza che avremmo verso un caro amico.
Questo breve vademecum può consentirci un primo livello di contrasto alla spirale dei pensieri cupi tipica della depressione, è certo che oltre una certa soglia questa spirale diventi così stretta intorno a noi da non lasciare altra opportunità di uscita che di rivolgersi a uno specialista, che ci accompagni nel percorso per affrontare un disagio ormai diventato grave e difficile da contrastare. Cerchiamo però di intraprendere questo cammino con animo leggero e certi che andremo oltre.