Nella nostra vita possiamo attraversare diverse esperienze dolorose dalle quali non possiamo fuggire, come la malattia, la perdita, le delusioni, le separazioni, ecc.
Quando le circostante ci colpiscono talmente forte da farci barcollare e da travolgere il nostro mondo, spesso non sappiamo come comportarci, perché riusciamo solo a pensare a come vorremmo che le cose andassero in altro modo.
Se al dolore di queste esperienze sommiamo un atteggiamento di rifiuto, genereremo una sofferenza che potrebbe essere inutile ed evitabile.
Un atteggiamento di rifiuto non solo aumenta la nostra sofferenza, ma ci rende più difficile trovare e mettere in atto una soluzione al problema che stiamo vivendo.
Questo accade per diversi motivi: prima di tutto perché il rifiuto ci impedisce di avere una chiara visione d’insieme della situazione in cui ci troviamo, e poi perché le emozioni che ci causa ci impedisce di porle rimedio in modo pratico.
Abbracciare invece un atteggiamento di accettazione delle cose che accadono significa acquisire la lucida consapevolezza che non sempre siamo in grado di fare qualcosa.
Alcune volte non possiamo far altro che accettare il dolore di un evento, anche tragico, riconoscendo la nostra vulnerabilità ed i nostri limiti.
La filosofia dell’accettazione ci insegna a smettere di infliggerci inutili sofferenze rimuginando su come le cose sarebbero potute andare diversamente, per concentrarci, piuttosto, su come possiamo fare per rialzarci da terra e ricominciare a lottare.
C’è una differenza tra accettazione e arrendevolezza, però.
L’arrendevolezza è una passiva stagnazione dell’attuale stato delle cose.
Accettare, al contrario, vuol dire riconoscere che, mentre non ci sono variabili che non possiamo controllare del tutto, ve ne sono comunque tante altre sulle quali possiamo incidere.
Accettare la nostra vulnerabilità non cancellerà la delusione o il dolore, ma ci insegna a portare questo sentimento con noi senza esserne soffocati.
Accettare che determinate cose non possano essere evitate, ci mette nella condizione di orientare le energie su quanto invece possiamo essere in grado di fare per aggiustare, o almeno migliorare, lo stato delle cose.
Ecco perché accettare la nostra vulnerabilità non solo non deve essere mai un motivo di vergogna, ma, al contrario, un consapevole atto di amore verso noi stessi e verso tutto quello che di buono possiamo fare.
Nella cultura occidentale del successo a tutti i costi il fatto di ammettere la propria limitatezza di essere umani può essere letto come sintomo di debolezza.
In realtà occorre proprio il contrario, cioè il coraggio di riconoscere i nostri limiti.
E chi lo fa non solo si libera da sofferenze inutili, ma diventa in grado di orientare, a mente lucida, i propri sforzi per riprendere in mano la propria vita e farne un capolavoro.
“Cadi sette volte, rialzati otto”. Proverbio giapponese